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da Internazionale, 30 marzo 2020File interminabili, scaffali che si svuotano, cassieri con guanti e mascherine, ingressi contingentati: una delle immagini più emblematiche dell’emergenza sanitaria di queste settimane è quella delle migliaia di persone che, ordinatamente e con una distanza di sicurezza in molti casi superiore al metro, aspettano il loro turno fuori dai supermercati per riempire i carrelli.
Insieme alla sanità, l’agroalimentare è il settore messo più alla prova da una crisi che costringe milioni di persone a rimanere in casa. Dietro agli scaffali – e al lavoro encomiabile di cassieri, magazzinieri, addetti alla vendita che continuano a garantire la fornitura alimentare – c’è una filiera intera, che comincia nei campi di tutta Italia.
Gli operatori agricoli continuano a lavorare e a produrre gli alimenti che finiscono sulle nostre tavole, malgrado i mille problemi: mancanza di braccianti, aumento dei costi per la sicurezza dei lavoratori, calo dell’export, modifica dei consumi causata dalla chiusura di bar e ristoranti. In questo contesto difficile, in cui i produttori sono riusciti comunque a garantire l’approvvigionamento per le famiglie, Eurospin – la principale catena italiana di discount – ha lanciato una serie di aste al ribasso per aggiudicarsi beni alimentari al minor costo possibile. Rughetta, insalata mista, spinaci, spinacini: sono venti le referenze della “quarta gamma” – insalate e verdure in busta – che l’insegna ha comprato in questo mese di crisi, imponendo prezzi di vendita bassissimi ai fornitori già in affanno.
Un racconto da dentro
Il funzionamento di questa pratica di acquisto lo descrive uno dei produttori che obtorto collo si è trovato a partecipare. “A fine febbraio abbiamo ricevuto un’email da Eurospin che ci invitava a fare un’offerta al ribasso”, racconta la nostra fonte che, per ragioni di sicurezza, chiede di restare anonima.
Le aste si sono ripetute per tutto il mese di marzo, con un meccanismo sempre uguale: l’azienda ha convocato i fornitori invitandoli a fare un’offerta sulla base di un prezzo base stabilito dal discount. Su un portale online, il cui accesso è protetto da password, per ogni gara i produttori hanno a disposizione solo trenta minuti e sanno che, per vincerla, devono ribassare al massimo la puntata. “Per aggiudicarsi l’asta, si finisce inevitabilmente per vendere una partita a un prezzo molto inferiore al costo di produzione”, continua la nostra fonte.
Per capire l’entità dei ribassi in questione, è utile fare un esempio: una busta d’insalata mista da 200 grammi, oggetto di un’asta qualche settimana fa, partiva da una base di 48 centesimi. Secondo le nostre fonti Eurospin se l’è aggiudicata per poco più di 30 centesimi, con un taglio di circa il 30 per cento. Una differenza rilevante, se pensiamo che si tratta di una commessa per un totale di 200mila pezzi. Un bel risparmio per Eurospin, un salasso per il produttore agricolo: “Per vivere benino noi dovremmo venderla a 50 centesimi, che è il prezzo pagato dalle altre catene di supermercati. Dentro quella busta c’è il costo della materia prima, il processo industriale, gli imballaggi, la manodopera e perfino il trasporto, che è a carico nostro”.
Le aste condotte da Eurospin sono state in tutto 25 e hanno riguardato diversi milioni di pezzi. “Invece di sostenerci in questo momento di difficoltà, i nostri acquirenti ci costringono a vendere sottocosto. E noi non abbiamo alternativa”, conclude il fornitore.
Chi perde e chi guadagna
Così, mentre sul proprio sito Eurospin rivendica con orgoglio di “riconoscere il carattere eccezionale del lavoro dei dipendenti in prima linea nei punti vendita, erogando loro un premio straordinario di 100 euro in buoni spesa”, non sembra preoccuparsi molto del reddito dei produttori agricoli. Tantomeno di quello dei consumatori, visto che il risparmio accumulato non serve ad abbassare il prezzo finale a scaffale e favorire quindi i propri clienti.
Interpellata in proposito, l’azienda conferma le operazioni delle ultime settimane: “Essendo gli attuali contratti in scadenza, stiamo rinnovando gli accordi che riguardano gli approvvigionamenti dei prodotti di quarta gamma fino ad aprile del prossimo anno”.
Eurospin respinge però le accuse di aver fatto acquisti al ribasso e anzi fornisce una notizia di non poco conto per il settore della distribuzione. “Dalla metà dello scorso anno”, afferma il responsabile marketing, “l’insegna non fa più uso di aste al doppio ribasso, aste a rilancio, aste al buio e di qualsiasi altro strumento che preveda rilanci telematici in diretta, sui prodotti alimentari”.
Negli ultimi due anni, Eurospin è finita nell’occhio del ciclone per una serie di aste al doppio ribasso su prodotti come la passata di pomodoro e il pecorino romano. In queste gare telematiche, la catena di distribuzione metteva i fornitori gli uni contro gli altri su un portale dove erano invitati ad abbassare continuamente i prezzi guardando le quotazioni degli altri partecipanti. La proibizione definitiva di questo sistema d’acquisto è prevista da una legge attualmente in discussione in parlamento, già approvata nel giugno 2019 a larga maggioranza alla camera e in attesa del via libera definitivo in senato.
L’affermazione di Eurospin di aver posto fine a questa pratica denunciata da tutti i fornitori rappresenta un decisivo cambio di passo rispetto a quando la rivendicava come “efficace per dare al consumatore prezzi competitivi”. In un’intervista a un sito di settore, i responsabili della catena avevano sostenuto che “le aste online possono mettere in difficoltà alcuni operatori, produttori o agricoltori, ma noi dobbiamo fare l’interesse del consumatore”.
Tuttavia, se non fa più aste al doppio ribasso, l’azienda continua a praticare acquisti al ribasso per via telematica, come quelli condotti in questo ultimo mese sui prodotti di quarta gamma. Diversamente da quanto afferma Eurospin i fornitori sono obbligati a ribassare un prezzo di partenza stabilito dalla catena distributiva, che opterà infine per l’offerta più bassa.
Il gruppo discount difende questa sistema sostenendo che lo strumento telematico “consente di assicurare l’assoluta trasparenza, equità e tracciabilità del processo”. Per la parte agricola è vero il contrario: “Questo tipo di pratiche non consente di stabilire quel rapporto personale tra responsabili del supermercato e produttori che gli farebbe capire che siamo in grosse difficoltà”, dice il nostro interlocutore.
In questa fase di emergenza globale il comparto agricolo sta attraversando una crisi senza precedenti, determinata dall’aumento dei costi e dal crollo dei consumi di alcuni beni alimentari, in particolare quelli freschi. Il settore della quarta gamma, in particolare, ha subìto un calo di fatturato tra il 30 e il 50 per cento nelle ultime settimane, come ci hanno confermato diversi produttori in giro per l’Italia. Con i ristoranti chiusi e le famiglie costrette a fare la spesa una o due volte a settimana, i consumi si sono spostati verso prodotti a lunga conservazione, penalizzando quelli freschi come la rucola o l’insalata mista.
Contestualmente, i fatturati della Grande distribuzione organizzata, compresi i discount, aumentano, essendo al momento i principali fornitori di beni alimentari alla cittadinanza. Secondo i dati delle rilevazioni Nielsen, i supermercati hanno conosciuto incrementi di vendita a due cifre percentuali rispetto alle stesse settimane del 2019.
Gli acquisti al ribasso di queste settimane stanno inasprendo gli attriti tra i diversi attori della filiera, con gli operatori agricoli che accusano la distribuzione di fare guadagni enormi e di disinteressarsi della crisi che sta attraversando il loro comparto. “Sarebbe utile e doveroso che Eurospin consideri la situazione eccezionale in cui ci troviamo e sospenda queste pratiche commerciali che ci mettono di fatto in ginocchio”, conclude il fornitore che abbiamo sentito.